Fumetti

Milo Manara maestro dell'Eros, presentazione al Corriere della Sera. 'I fumetti parlano soltanto al vostro cervello'

L'autore incontra i lettori di Corriere e Gazzetta per l'uscita del numero 1 della collana a lui dedicata

24/10/2013

C' la collega della Rai che non sapeva neppure chi fosse fino a un attimo prima di intervistarlo. C' Vincenzo Mollica a raccontare aneddoti e a proclamare, con enfasi giustificata, che assistiamo alla presentazione di un'opera che "ha un senso culturale, artistico e pittorico di prim'ordine". C' Fabio Licari, l'esperto di "fumettari" de La Gazzetta dello Sport, che vivacizza la serata con la sua conduzione, mentre Gianluigi Colin, art director del Corriere, presenta l'autore dedicandogli alcuni passi dalle Lezioni americane di Italo Calvino. C' Sara Mattioli della Panini Comics che ci tiene a dire che le illustrazioni di Manara per la collana Milo Manara Maestro dell'Eros sono tra le cose migliori che lui abbia mai prodotto, "forse perch particolarmente ispirato da quello che sar il suo capolavoro, il suo Caravaggio"... E poi c' lui, il grande Milo, che ascolta tutti con fare compassato, quasi corrucciato, la manona appoggiata al mento a prendersi una saccocciata di complimenti da tutti. Ma poi, quando prende la parola, mette il turbo e manifesta la sua consueta verve, gioiosa, quasi bimbesca.

Ecco allora per voi alcuni estratti dal Manara-pensiero, direttamente dalla sala Montanelli di via Solferino, dove la collana Milo Manara Maestro dell'Eros (20 volumi integralmente a colori in edicola ogni venerd dal 25 ottobre con Gazzetta e Corriere a 10,99 pi il prezzo del quotidiano) stata presentata davanti a un pubblico foltissimo e giubilante (tanti giovani, ma anche tante signore della Milano bene).

Si parte subito col botto: il primo volume raccoglie infatti le 4 storie de Il Gioco, la saga apparsa per la prima volta nel 1982 sulla rivista Play Men. Due sole note: sarebbe stato bello, all'interno del volume, trovare il nome dei coloristi. E dispiace tanto per quelle tre pagine censurate da Il Gioco 1, quando la signora Christiani, che il marito ha spedito ai Tropici per allontanarla dallo stalker che le scatena l'eros azionando un banale marchingegno a manopola, salta addosso all'adolescente Kiki calandogli lo slip in spiaggia (ma subito viene bloccata dagli altri bagnanti): un passaggio che viene sacrificato "d'accordo con l'autore", spiega una nota, "per non urtare la sensibilit di alcuni lettori", dato che quelle pagine furono "al centro di alcune polemiche". Sicch RCS e Panini le rimpiazzano con tre illustrazioni del veronese, tre deliziose donnine monocromatiche a tutta pagina... Ma ora diamo la parola a Manara.

Le sue donne. "I miei sono tentativi modestissimi di ritrarre le donne che vedo nella realt. Se faccio uso di fotografie? S, ma del resto non sono certo io quello che ha inventato la femminilit... Per fortuna della femminilit!".

Erotismo e pornografia. "La differenza labile, anzi voglio citare Woody Allen: La pornografia l'erotismo degli altri".

Le dclic. "Il regista di Le dclic fece mettere per iscritto che non avrei potuto dargli nemmeno un suggerimento. Per seguivo lo stesso la lavorazione, e quando Jean-Louis Richard si ammal mi presentarono una lista di registi tra i quali dovevo scegliere quello che avrebbe concluso il film. 'Quelli sotto la riga ce li paga l'assicurazione, quelli sopra no', mi dissero. Sotto la riga c'era Bob Rafelson, il sodale di Jack Nicholson, l'autore di Cinque pezzi facili. Scelsi lui, e mai regista fu pi sprecato per un film!".

Hugo Pratt. "Io sono stato l'unico per il quale Hugo Pratt abbia mai scritto non una, ma due storie a fumetti! E ci tengo a rivendicarlo!".

Cervello. "Il fumetto si rivolge unicamente al cervello. Chiede al lettore una partecipazione intensa, uno sforzo di immaginazione, mentre il cinema si pu rivolgere anche alle parti pi basse dell'animo umano...".

Lo Scimmiotto. "Non condividevo pienamente la sceneggiatura di Silverio Pisu, lui la voleva pi politica, io pi avventurosa. Comunque per me lo Scimmiotto era Mao Ze Dong, ci vedevo un'identit assoluta. E quando, mentre disegnavo l'ultima tavola, la radio diede la notizia che Mao era morto, beh, stetti col pennino sospeso in aria per un bel pezzo...".

La coscienza di Milo. "Iniziai a far fumetti un po' da cretino: mi veniva facile, guadagnavo dei soldi, non ci stavo a pensar su... Poi, con storie come Un fascio di bombe, ho salito qualche gradino di consapevolezza. Ma non sono ancora abbastanza 'serio': la mia una conquista ancora da completare. Del resto, se penso a Maus e al fatto che Spiegelman ha usato gatti e topi per rendere nazisti ed ebrei, mi viene in mente che forse nella natura del fumetto c' un fondamentale non prendersi troppo sul serio".

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