Pasquale Frisenda

'La sirena' - Un racconto di Ray Bradbury

Con la sua opera, Bradbury contribu in maniera sostanziale a sdoganare il genere fantascientifico.

09/05/2012
'La sirena' - Un racconto di Ray Bradbury

"Autore di "Cronache marziane" e di "Fahrenheit 451", Ray Bradbury lo scrittore di fantascienza pi conosciuto e pi tradotto del mondo. Merito anche del fatto che Bradbury non si lascia condizionare dal genere letterario, non si limita a stendere ben confezionate storie di SF, ma scrive dell'uomo, del singolo essere umano, con le sue paure, speranze, fobie, emotivit..."
(tratto dall'introduzione di "34 racconti", a cura di Gianni Montanari)

Ray Bradbury, uno dei massimi scrittori del fantastico, nasce nel 1920 a Waukegan, in Illinois (USA).
Nel 1934 la famiglia si trasferisce in California, dove il giovane Ray scopre il mondo della fantascienza e ci si appassiona cosi tanto da iniziare a scrivere alcuni racconti sulle riviste del settore.
Tra le sue prime opere si contano, oltre alla fantascienza, anche dei racconti di genere poliziesco e noir.

Nel 1950 raccoglie in un unico volume le sue "Cronache marziane", una raccolta di racconti che ottiene un vastissimo successo di pubblico e critica, tanto da arrivare a sdoganare il genere fantascientifico, facendolo apprezzare e considerare anche dalla critica pi severa e, diciamolo, di ristrette vedute.
L'anno successivo segue il capolavoro per cui maggiormente ricordato, "Fahrenheit 451", una sorta di elogio alla lettura ambientato in una societ distopica, che diventer anche un film omonimo diretto da Franois Truffaut nel 1966.
Negli anni successivi intraprende la carriera di sceneggiatore cinematografico (iniziata con il "Moby Dick" diretto daJohn Huston)e televisivo (scrivendo alcuni episodi di "Ai confini della realt", la famosa serie ideata da Rod Serling), senza per mai accantonare la sua carriera di romanziere, che abbonda di tanti altri titoli di rilievo nel campo del fantastico, della fantascienza, del noir e del giallo.

Il 5 giugno 2012, all'et di 91 anni, morto a Los Angeles, nella villa dove si era ritirato.
Il 22 agosto 2012, gli scienziati della NASA coinvolti nel progetto Mars Science Laboratory hanno dato il nome di Bradbury Landing all'area dell'atterraggio su Marte del rover Curiosity, avvenuto il 6 agosto 2012.

Il sito dedicato all'opera e alla vita dello scrittore lo trovate QUI.

Qui di seguito riporto "La sirena" ("The fog horn" in originale - 1951), uno dei suoi racconti pi celebri e, per me, toccanti.
Il racconto fu poi anche il principale ispiratore di uno dei classici della fantascienza cinematografica, "Il Risveglio del dinosauro" ("The Beast from 20,000 Fathoms" - 1953), diretto da Eugne Louri, film che narra comunque tutt'altra storia e che a sua volta fu alla base di un vero cult sul genere, ovvero il celebre "Godzilla" ("Gojira" - 1954), di Ishiro Honda.
"La sirena" stato pubblicato qui in Italia nel libro "34 racconti" (edizioni Mondadori - 1984).

Buona lettura!

"La sirena" - un racconto di Ray Bradbury

L fuori, nell'acqua fredda, lontano dalla terra, aspettavamo tutte le sere l'arrivo della nebbia, e la nebbia arrivava, e noi alimentavamo il meccanismo d'ottone accendendo il faro antinebbia nella torre di pietra.
Sentendoci come due uccelli nel cielo grigio, il signor McDunn e io mandavamo la luce a scrutare il buio esterno, rossa, poi bianca, poi di nuovo rossa, alla ricerca delle navi.
E se le navi non vedevano la nostra luce, c'era sempre la nostra voce, il grande urlo profondo della nostra sirena per la nebbia che vibrava fra gli stracci di foschia, facendo fuggire spaventati i gabbiani, simili a un mazzo di carte sparpagliate, e ribollire le onde alte e schiumose.
" una vita solitaria, ma ormai ci sei abituato, vero?" chiese McDunn.
"S" risposi, "Lei un gran parlatore, grazie al cielo."
"Beh, domani tocca a te andare a terra" disse lui sorridendo.
"Tocca a te far ballare le signore e bere gin."
"A che cosa pensa, McDunn, quando la lascio qui solo?"
"Ai misteri del mare."
McDunn accese la pipa.
Erano le sette e un quarto di una fredda sera di novembre, il riscaldamento era acceso, il faro sciabolava in duecento direzioni, la sirena per la nebbia riecheggiava nell'alta gola della torre. Lungo la costa non c'erano citt per almeno centocinquanta chilometri; c'erano solo una strada che arrivava solitaria fino al mare attraverso la campagna morta, percorsa da poche macchine, una lingua di tre chilometri di acqua fredda fino alla nostra roccia, e poche navi.
"I misteri del mare" disse McDunn, pensieroso.
"Sai che l'oceano il pi grande fiocco di neve mai esistito? Rotola e si gonfia in mille forme e mille colori, uno diverso dall'altro. Strano. Una sera, anni fa, ero qui solo, quando tutti i pesci del mare sono venuti alla superficie, laggi. Qualcosa li aveva spinti a nuotare fin qui e a restare nella baia, a tremare e a fissare la luce del faro che si faceva rossa, bianca, rossa, bianca davanti a loro, e cos io riuscivo a vedere i loro strani occhi. Ero raggelato. Erano come una grande coda di pavone che si muoveva l, fino a mezzanotte. Poi, senza un fiato, scivolarono via, e il milione che erano scomparve. Mi viene fatto di pensare che forse, in qualche strano modo, vennero per tutte quelle miglia per pregare. Strano. Ma immagina come deve apparire la torre ai pesci, alta pi di venti metri sull'acqua, con il Faro-di-Dio che brilla, e la torre che parla con la sua voce possente. Non sono pi tornati, quei pesci, ma non credi che per un po' possano aver pensato di essere alla presenza di Dio?"
Rabbrividii.
Guardai il lungo prato grigio del mare che si stendeva in lontananza, perdendosi nel nulla.
"Oh, il mare pieno."
McDunn sbuff nervosamente il fumo della pipa, battendo gli occhi.
Era stato nervoso per tutto il giorno, ma senza spiegare il perch.
"Malgrado tutte le nostre diavolerie e i cosiddetti sommergibili, passeranno diecimila secoli prima che metteremo piede sui veri fondali delle terre sommerse, nel regno magico che c' l sotto, e che conosceremo il vero terrore. Pensa, laggi ancora l'anno 300.000 prima di Cristo. Mentre noi ce ne andavamo in parata con le nostre trombe, aggredendoci fra noi e uccidendoci, loro hanno vissuto nel mare a dodici miglia di profondit, al freddo, per un tempo antico come la coda di una cometa."
"S, un mondo molto vecchio."
"Vieni. Ho una cosa speciale che mi riservavo di dirti."
Salimmo gli ottanta gradini, chiacchierando e prendendocela calma.
In cima, McDunn spense la luce nella stanza, in modo che non ci fossero riflessi sulla vetrata.
Il grande occhio del faro ronzava, girando dolcemente nella sua occhiaia ben lubrificata.
Il faro per la nebbia ululava regolare, ogni quindici secondi.
"Sembra una bestia, vero?"
McDunn annu a se stesso.
"Una grossa bestia sola che piange nella notte. Seduta qui, al bordo di dieci miliardi di anni, a chiamare le Profondit per dire sono qui, sono qui, sono qui. E le Profondit rispondono. S, certo, rispondono. Sei arrivato tre mesi fa, Johnny, e ormai ora che io ti prepari. In quest'epoca dell'anno", continu McDunn, studiando il buio e la nebbia "viene qualcosa a far visita al faro."
"Il branco di pesci di cui parlava?"
"No, qualcosa di diverso. Non te ne ho parlato prima perch potevi pensare che fossi pazzo. Ma ora non posso rimandare oltre, perch se il mio calendario ha tenuto bene il conto dall'anno scorso, stasera che verr. Non scender in particolari, devi vederlo da solo. Sta' seduto qui. Se vuoi, domani puoi fare le valigie, prendere il motoscafo, raggiungere la terraferma, salire sulla macchina che tieni al molo, sul capo, andartene in qualche cittadina della terraferma e tenere la luce accesa per tutte le notti a venire. Non ti far domande, n ti biasimer. accaduto per tre anni, e questa l'unica volta che c' qualcuno con me per verificarlo. Aspetta e vedrai."
Pass mezz'ora, e fra noi vi fu solo qualche bisbiglio.
Quando cominciammo a stancarci di aspettare, McDunn cominci col descrivermi alcune sue idee.
Aveva delle teorie sulla sirena per la nebbia.
"Un giorno di molti anni fa arriv un uomo che si ferm al suono dell'oceano su una fredda spiaggia senza sole e disse: "Abbiamo bisogno di una voce che gridi sull'acqua, per avvertire le navi. Ne far una. Far una voce come tutto il tempo e come tutta la nebbia che siano mai esistiti. Far una voce che sia come un letto vuoto accanto agli uomini per tutta la notte, e come una casa deserta quando si apre la porta, e come gli alberi in autunno, privi di foglie. Un suono come di uccelli che volano verso sud, come un urlo, e un rumore come il vento di novembre e il mare sulla dura spiaggia fredda. Far un suono unico al mondo, tanto che non possa sfuggire a nessuno, che chiunque lo senta non possa lasciarselo sfuggire dall'anima, e i cuori si sentiranno pi caldi, ed esserci dentro sar meglio che sentirlo dalle lontane citt. Far un suono e un meccanismo, e verranno chiamati sirena per la nebbia, e chiunque la sentir, conoscer la tristezza dell'eternit e la brevit della vita".
La sirena per la nebbia url.
"Ho inventato questa storia", disse piano McDunn, "per cercare di spiegare perch questa cosa continua a tornare al faro tutti gli anni. La sirena per la nebbia la chiama, penso, e lei viene...".
"Ma...", cominciai.
"Stttt!", disse McDunn.
"La!", fece un cenno verso le Profondit.
Qualcosa nuotava verso la torre del faro.
Come ho detto, era una notte fredda.
L'alta torre era fredda, con la sua luce che andava e veniva, e la sirena per la nebbia che continuava a ululare attraverso la foschia che si addensava.
Lo sguardo non si spingeva lontano n si poteva vedere chiaramente, ma laggi c'era il mare profondo che si muoveva sulla terra notturna, piatto e tranquillo, color fango grigio, e c'eravamo noi due, soli nell'alta torre.
L, dapprima lontano, c'era un'increspatura, seguita da un'onda, da un ribollio, da un po' di schiuma.
E poi, dalla superficie del mare sbuc una testa, una grossa testa scura, con occhi immensi, e poi un collo.
E poi... non un corpo... ma ancora collo e ancora!
La testa si alz pi di dieci metri sull'acqua, sostenuta da un bel collo snello e scuro.
Solo allora, sgocciol fuori il corpo, simile a una piccola isola di corallo nero e conchiglie e crostacei.
Vi fu un batter di coda.
In tutto, dalla testa alla punta della coda, calcolai che il mostro doveva misurare una trentina di metri.
Non so che cosa dissi.
Dissi qualcosa.
"Buono, ragazzo, buono", sussurr McDunn.
" impossibile!", esclamai.
"No, Johnny, noi siamo impossibili. Lui com'era dieci milioni di anni fa. Non cambiato. Siamo noi e la terra a essere cambiati, a essere diventati impossibili. Noi!"
L'animale nuot lentamente, e con grande, oscura maestosit, si allontan nell'acqua gelida.
La nebbia scese ad avvolgerlo, cancellando momentaneamente la sua forma.
Uno degli occhi del mostro colse, trattenne e rifranse la nostra grande luce, rossa, bianca, rossa, bianca, come un disco tenuto in alto, che mandasse un messaggio in un codice primordiale.
Era silenzioso come la nebbia attraverso la quale nuotava.
" una specie di dinosauro!"
Mi accoccolai, stringendo la ringhiera delle scale.
"S, uno della trib."
"Ma sono estinti!"
"No, si sono semplicemente nascosti nelle Profondit. Gi, gi, gi nel pi profondo delle Profondit. una vera parola, Johnny, una parola che dice molto, molto: le Profondit. C' tutto il freddo, tutta l'oscurit, tutta la vastit del mondo, in una parola come questa."
"Che facciamo?"
"Che facciamo? Abbiamo il nostro lavoro, non possiamo andarcene. E poi, qui siamo pi al sicuro che a bordo di qualunque barca nel tentativo di arrivare a terra. Quell'animale grande come un cacciatorpediniere, e altrettanto veloce."
"Ma qui, perch viene qui?"
L'attimo dopo ebbi la risposta.
La sirena per la nebbia ulul.
E il mostro rispose.
Un urlo arriv attraverso milioni d'anni d'acqua e di nebbia.
Un urlo cos solitario e disperato che mi riverber nel cuore e nel cervello.
Il mostro url verso la torre.
La sirena per la nebbia ulul.
Il mostro rugg di nuovo.
La sirena per la nebbia ulul.
Il mostro apr la grande bocca piena di denti, e il suono che ne usc fu lo stesso suono della sirena per la nebbia.
Solo, vasto e lontano.
Il suono dell'isolamento, di un mare cieco, di una notte fredda, della distanza.
Questo fu il suono.
"Ora", sussurr McDunn, "hai capito perch viene qui?"
Annuii.
"Per tutto l'anno, Johnny, quel povero mostro resta l fuori, in mare, a un migliaio di miglia di distanza e forse a venti miglia di profondit, ad aspettare il momento. Magari quella creatura ha un milione d'anni. Pensa, aspettare un milione d'anni. Tu sapresti aspettare tanto? Forse l'ultimo della sua specie. S, penso proprio che sia cos. Comunque, sulla terra arrivano degli uomini che costruiscono questa torre, cinque anni fa. E mettono in azione la sirena per la nebbia, facendola ululare e ululare verso il punto dove tu sei sepolto nel sonno e nei ricordi marini di un mondo in cui esistevano migliaia di esseri come te; ma ora sei solo, solo in un mondo che non fatto per te, un mondo in cui devi nasconderti. Il suono della sirena per la nebbia va e viene, va e viene, e tu ti muovi dai fondali fangosi delle Profondit, e i tuoi occhi si aprono come l'obiettivo di una macchina fotografica e tu ti muovi, lento, lento, perch hai l'oceano sulle spalle, che ti pesa. Ma quella sirena per la nebbia arriva attraverso un migliaio di miglia d'acqua, debole e familiare, e la fornace nel tuo ventre si accende, e tu cominci ad alzarti, piano, piano. Ti nutr di grandi branchi di merluzzi e di avannotti, di mille e mille meduse, e ti alzi attraverso i mesi autunnali, attraverso settembre, quando comincia la nebbia, attraverso ottobre con altra nebbia e la sirena che continua a chiamarti, e poi, verso la fine di novembre, dopo esserti pressurizzato giorno per giorno, qualche metro in pi ogni ora, sei vicino alla superficie e ancora vivo. Devi muoverti lentamente. Se emergi all'improvviso, esplodi. E cos ti ci vogliono tre mesi interi per emergere, e poi un certo numero di giorni per nuotare nell'acqua fredda fino al faro. Ed eccoti l, l fuori, nella notte, Johnny, il pi grosso maledetto mostro del creato. E qui c' il faro che ti chiama, con un collo lungo come il tuo che si innalza sull'acqua, e un corpo come il tuo corpo e, ancor pi importante, una voce come la tua voce. Capisci, ora, Johnny, capisci?"
La sirena per la nebbia ulul.
Il mostro rispose.
Vidi tutto, capii tutto... i milioni di anni d'attesa solitaria, attesa che qualcuno tornasse e non tornava mai.
I milioni d'anni d'isolamento in fondo al mare, la follia del tempo laggi, mentre i cieli si ripulivano degli uccelli-rettile, le paludi si prosciugavano sulle terre dei continenti, i bradipi si estinguevano e finivano i loro giorni nei pozzi di catrame, e gli uomini correvano come formiche bianche sulle colline.
La sirena per la nebbia ulul.
"L'anno scorso", disse McDunn, "quella creatura ha nuotato in giro e in giro, continuamente, per tutta la notte. Senza venire troppo vicino. Perplessa, direi. Spaventata, forse. E un po' arrabbiata, dopo essere venuta da tanto lontano. Ma il giorno dopo, inaspettatamente, la nebbia si alzata, uscito il sole, e il cielo era azzurro come in un quadro. E il mostro si allontanato dal caldo e dal silenzio, e non tornato. Secondo me, ci ha meditato sopra per un anno, studiando la cosa da tutti i lati."
Il mostro era lontano solo un centinaio di metri, ora, e la sirena per la nebbia e il mostro urlavano fra loro.
Quando furono colpiti dalla luce, gli occhi del mostro si trasformarono in fuoco e ghiaccio, fuoco e ghiaccio.
"Cos la vita", disse McDunn.
"Qualcuno aspetta sempre qualcuno che non torna mai. Qualcuno che ama sempre qualcosa pi di quanto questo qualcosa ami lui. E dopo un po' hai voglia di distruggere questa cosa, qualunque essa sia, in modo che non ti faccia pi soffrire."
Il mostro correva verso il faro.
La sirena per la nebbia ulul.
"Vediamo che cosa succede", disse McDunn.
Spense la sirena per la nebbia.
Il minuto di silenzio che segu fu cos intenso che potevamo sentire il battito dei nostri cuori, nella zona della torre racchiusa dalle vetrate, e potevamo sentire il lento fruscio lubrificato del faro che girava.
Il mostro si ferm, come pietrificato.
I suoi grandi occhi simili a lanterne batterono.
La bocca si apr, emettendo una sorta di brontolio, come un vulcano.
Il mostro gir la testa da questa e da quella parte, come per cercare il rumore che ora si era perso lontano, nella nebbia.
Fiss il faro.
Brontol di nuovo.
I suoi occhi presero fuoco.
Indietreggi, battendo l'acqua, poi avanz verso la torre, gli occhi pieni di irato tormento.
"McDunn!", gridai, "Accenda la sirena!"
McDunn cerc a tastoni l'interruttore.
Ma quando accese la sirena, il mostro si stava scagliando in avanti.
Ebbi una visione veloce delle sue zampe gigantesche, della pelle squamosa che scintillava come una ragnatela fra le proiezioni simili a dita.
Le zampe afferrarono la torre.
L'enorme occhio della parte destra della testa brill davanti a me come un calderone nel quale potevo cadere, urlando.
La torre trem.
La sirena per la nebbia ulul.
Il mostro ulul.
Strinse la torre e fracass i vetri, che ricaddero su di noi.
McDunn mi afferr per un braccio.
"Scendiamo!"
La torre ondeggi, trem e cominci a cedere.
La sirena per la nebbia e il mostro urlarono.
Inciampammo e per poco non cademmo gi per le scale.
"Svelto!"
Raggiungemmo il fondo proprio mentre la torre si piegava su di noi.
Sfrecciammo sotto le scale e ci rifugiammo nella piccola cantina di pietra.
Vi furono migliaia di sussulti, mentre le pietre cadevano.
La sirena per la nebbia s'interruppe bruscamente.
Il mostro croll sulla torre.
La torre cadde.
In ginocchio, vicini, McDunn e io ci abbracciammo stretti, mentre il nostro mondo esplodeva.
Poi fin, e rimase solo il buio e lo sciabordio del mare sulle pietre nude.
Questo, e l'altro rumore.
"Ascolta", disse piano McDunn, "Ascolta."
Aspettammo un momento.
Poi cominciai a sentire.
Prima, un risucchio d'aria, e poi il lamento, la sorpresa, la solitudine del grande mostro, ripiegato sopra di noi, in alto, cos che il pauroso tremito del suo corpo riempiva l'aria, uno spessore di pietra lontano dalla nostra cantina.
Il mostro sospir, url.
La torre era scomparsa.
Il faro era scomparso.
La cosa che l'aveva chiamato attraverso milioni di anni era scomparsa.
E il mostro apriva la bocca ed emetteva grandi suoni.
I suoni di una sirena per la nebbia, ancora e ancora.
E le navi lontane, in mare, non trovando il faro, non vedendo niente, ma passando e ascoltando nel cuore di quella notte, dovettero pensare: eccolo il suono solitario, la sirena della Baia della Solitudine.
Tutto bene.
Abbiamo doppiato il capo.
E continu cos per il resto della notte.
Il pomeriggio seguente, il sole era giallo e caldo quando arrivarono i soccorsi a tirarci fuori dalla cantina di pietra.
" crollato, ecco tutto", disse McDunn con voce grave.
"Abbiamo subito l'assalto delle ondate, ed crollato."
Mi pizzic il braccio.
Non c'era niente da vedere.
L'oceano era calmo, il cielo azzurro.
L'unica cosa era il grande fetore di alghe proveniente dalla roba verde che copriva le pietre della torre caduta e i sassi della spiaggia.
Le mosche ronzavano da tutte le parti.
L'oceano si riversava vuoto sulla riva.
L'anno dopo costruirono un nuovo faro, ma ormai io avevo un lavoro in una cittadina, una moglie, e una casetta calda e accogliente che nelle sere d'autunno brillava giallastra, le porte chiuse, il camino che sbuffava fumo.
In quanto a McDunn, era il padrone del nuovo faro, costruito su sue istruzioni in cemento armato.
"Non si sa mai", disse.
Il nuovo faro fu pronto in novembre.
Andai l una sera tardi e posteggiai la macchina.
Rimasi ad ascoltare la nuova sirena che suonava oltre l'acqua grigia, una, due, tre, quattro volte, laggi, da sola.
E il mostro?
Non torn pi.
"Se n' andato", disse McDunn.
"E' tornato nelle Profondit. Ha imparato che a questo mondo non si pu amare niente troppo a lungo. sceso nel pi profondo delle Profondit per aspettare un altro milione di anni. Ah, povera creatura! Aspettare l, e continuare ad aspettare, mentre l'uomo va e viene su questo piccolo pianeta miserevole. Aspettare e aspettare."
Rimasi seduto in macchina ad ascoltare.
Non riuscivo a vedere il faro, n la luce sulla Baia della Solitudine.
Sentivo solo la sirena, la sirena, la sirena.
Sembrava il richiamo del mostro.
Rimasi seduto a desiderare di trovare qualcosa da dire.

P.S. i precedenti post su fumetti, cinema, narrativa ed altro li potete trovare QUI.