Fumetti

Kleiner Flug - Verdi, le opere a fumetti, la recensione

Un volume che raccoglie quattro riduzioni a fumetti di altrettante opere di Giuseppe Verdi

10/10/2013

Non molto tempo fa avevamo fatto cenno alle questioni relative alla traduzione di storie fra generi letterari e non (in generale di entertainment); si parlava, in occasione della recensione del volume Gli Altri, della traduzione a fumetti di una trilogia teatrale di Maurizio de Giovanni. In questo caso ci occupiamo delle prime opere di una nuovissima casa editirice, la Kleiner Flug (in tedesco piccolo volo). Dalla presentazione della stessa casa editrice leggiamo gli intenti di base: far conoscere citt, vita e opere di personaggi illustri attraverso il linguaggio del fumetto.

Fra le collane che saranno sviluppate nel tempo ( facile capire di cosa si occupino semplicemente dai nomi delle stesse, Viaggi fra le Nuvole, Prodigi fra le Nuvole, Teatro fra le Nuvole e Narrativa fra le Nuvole) l'opera di cui parliamo la prima di quella dedicata al teatro. Alcuni degli incontri di cui parlavamo prima (come fra cinema e fumetto, o fumetto e narrativa) sono continuamente rappresentati; altri, come questo fra l'Opera, il Melodramma, e fumetto, decisamente poco battuto.

Si tratta di una idea semplice semplice e forse proprio per questo poco battuta in precedenza. Ovviamente, pur essendo prodotti molto ben realizzati (diremo qualche cosa in pi a tal proposito pi avanti) la scelta del tipo di narrazione (e soprattutto l'utilizzo, nei baloon, del testo dei libretti delle opere) e i titoli automaticamente li indirizzano verso un target particolare (nel senso che ci viene difficile immaginare un ragazzino che in libreria si lanci nell'acquisto) e, magari, di una certa et e cultura. Ma non ce la sentiamo di ghettizzare (in positivo) i potenziali lettori di Giuseppe Verdi: le opere a fumetti, che raccoglie in un ben curato volume unico quattro delle cinque storie gi edite singolarmente e, in particolare, Aida, Otello, La Traviata e Macbeth.

Tutte le storie, non inedite, sono state realizzate in collaborazione con il Teatro Comunale di Modena "Luciano Pavarotti", e vedono ai testi le sceneggiature di Stefano Ascari e di disegni e colori di Cesare Buffagni e Alberto Pagliaro.

Le introduzioni alle singole storie, come qualche volta accade, rendono il compito di chi vi scrive molto arduo, visto che descrivono con perizia le particolarit sia delle sceneggiature che dei disegni. Lungi da noi l'idea, che pure ci tenta, di saccheggiarle, proveremo a dare comunque qualche indicazione possibilmente originale.

In primis quel che salta agli occhi la differenza grafica fra le tre storie disegnate da Pagliaro (le cui tavole originali per la Traviata saranno esposte al Museo del Fumetto per la mostra SEMPRE VERDI! a partire dal 30 novembre); in Aida l'autore epico e tragico allo stesso tempo, saccheggia gli umori e i colori della terra calda d'Egitto per consegnarci un dramma potente nelle scene di massa e struggente in quelle intime. Il tutto usando la linea nera di china mai per contornare le persone e le cose, lasciando questo compito al cambio di colore. Una piccola singolarit che rende il risultato grafico molto particolare, cos come le texture utilizzate negli sfondi, sovente a voler ricostruire l'effetto del papiro. Nelle due successive il registro del disegnatore cambia con decisione; la vicenda di Otello vive di grandi contrasti. Sono quelli fra il protagonista ed i suoi demoni interiori e sono soprattutto cromatici, giocati tra il rosso e il verde. I baloon raggiungono le bocche dei protagonisti con dei veri e propri fulmini che squarciano le vignette e ne fanno parte integralmente come stilema. In generale l'attenzione sempre o quasi posta sul protagonista che si erge, nel dramma, ovviamente come personaggio tormentato e disperato.

L'ultima delle tre storie disegnate da Pagliaro cambia nuovamente i toni; nella Traviata il disegno quasi barocco, dettagliato, preciso; tratteggi, toni morbidi e sinuosi, mezze tinte (in contraddizione con la prima storia, nella quale i distacchi fra i colori erano netti) e sontuosi palazzi e interni degli stessi.

La forma, cos curata, anche sostanza e qui si sintetizza nei molti occhi spiritati che guardano il lettore e nel coro di personaggi che fa da scneografia molto spesso ai personaggi principali.

Si stacca dalle caratteristiche dei disegni di Alberto Pagliaro l'ultima storia, disegnata da Cesare Buffagni. Qui il tutto si fa molto pi fumettistico, visto che l'autore ha un tratto e una inchiostratura che rispecchiano pienamente la tradizione italiana dell'arte sequenziale. Le tavole sono, pur nella struttura che occhieggia alla divisione della tavola alla francese, sempre piene di tratti e di neri. Seppur molto piene di tratteggi e talvolta evocative forse non rendono appieno la potenza della storia, soffrendo comunque per una poca drammaticit del segno.

Ultimo accenno allo sceneggiatore; costretto a ridurre in tavole a fumetti opere molto parlate. L'operazione di sottrazione sembra riuscita visto che l'autore non prevarica con il testo in alcun modo i disegni, rispetto ai quali non esita a scomparire, per essere presente magari con una singola, epica, parola, con un effetto che ricorda molto quello scenico proprio del melodramma, nelle chiusure dei recitativi.

Va ricordato, per concludere, come il genere d'opera detto melodramma stato, nel periodo di Giuseppe Verdi, un veicolo molto potente di messaggi e moti veri e propri. In precedenza gli artisti dipendevano economicamente dalle bizze dei ricchi; il loro unico sostentamento dipendeva dai mecenati. Il melodramma, seppur comunque almeno inizialmente rivolto ad una media borghesia ed ai ceti superiori, riusc a coinvolgere anche i ceti inferiori; il romanticismo, la scapigliatura ma anche il verismo attecchiscono e permettono agli autori dei libretti di scrivere opere che possano essere drammatiche, potenti, che, attingendo dai problemi del momento e talvolta traslandoli in altre epoche, riescono a coinvolgere le piccola borghesia e anche gli operai.

Il linguaggio talvolta aulico e comunque fortemente costretto nelle rime e nelle strofe musicali oggi come oggi chiaramente ostico; eppure all'epoca riusc a diventare perfino veicolo di moti rivoluzionari, che volevano leggere nelle opere una esortazione al fare, al ribellarsi ai problemi o alle oppressioni.
Bello che, dopo duecento anni, il melodramma, diventato passione popolare da espressione di musica colta per una elite, si sia sposato con il fumetto, altro mezzo di comunicazione e di entertainment decisamente fruibile con facilit dalle grandi masse.

Siti correlati:

Il sito dell'editore: http://www.kleinerflug.com/


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