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Intervista a Lelio Bonaccorso: 5domande5 su 'L'invasione degli scarafaggi'

Incontriamo il disegnatore Lelio Bonaccorso per far quattro chiacchiere con lui sul volume 'L'invasione degli scarafaggi'

10/07/2013
Intervista a Lelio Bonaccorso: 5domande5 su 'L'invasione degli scarafaggi'

Ciao Lelio e benvenuto su Postcardcult. Ecco le tue 5domande5?

Parliamo de L'invasione degli scarafaggi. La mafia spiegata ai bambini: in che misura hai potuto mettere il tuo zampino nella sceneggiatura di questo volume e quali sono stati i tuoi riferimenti principali che ti hanno ispirato nella creazione dei personaggi?
La misura della mia partecipazione alla sceneggiatura sta nella possibilit di inserire attraverso i disegni elementi di completamento delle varie illustrazioni, con i dettagli e la sfaccettatura dei personaggi. Su quest'ultimo punto abbiamo lavorato parecchio, ispirandomi graficamente a tutti quei caratteri su cui era possibile lavorare. Credo che uno dei punti di forza della collaborazione con Marco, sia l'interazione che abbiamo durante la realizzazione del libro, in modo tale che ognuno di noi inserisca elementi che possano arricchire la storia..insomma troviamo sempre un giusto compromesso tra testi e disegni.


Avevi mai realizzato animali antropomorfi? Che difficolt tecnica hai incontrato, se ne hai incontrate?
Mai in un libro pubblicato. Era una cosa che volevo fare da molto tempo, e spero di poterlo rifare, magari per un target pi adulto. Difficolt nessuna, anzi direi che il mio segno molto caratterizzato, abbia avuto la possibilit di esprimersi pi liberamente e pi efficacemente. Considero questo libro un primo approccio al genere...

Da quando ho il piacere di leggere i tuoi fumetti ho sempre avuto un moto di stizza quando (magari per motivi contingenti di costi) erano in bianco e nero; in questo caso sono stato accontentato e finalmente ho visto i tuoi disegni colorati, da te. Addirittura sembrerebbe con una tecnica mista (molto mista, sembrano pastelli a cera, pastelli normali, acquerelli...). Il risultato molto luminoso e indovinato e riporta alla mente le colorazioni a pastello dei bambini. Come sei arrivato al risultato finale, per quel che riguarda il colore?
Diciamo che appena letto il soggetto, la storia mi apparsa davanti agli occhi cos come la vedete; tecnicamente volevo appunto tirare fuori un segno che fosse semplice e vivace, in modo da fare da contraltare alla storia un po' pi " seria ", ed utilizzare un linguaggio il pi vicino possibile ai bambini. Mentre lavoravo davo un occhio particolare agli splendidi lavori di Mattotti, e alla grande capacit che lui ha di trasmettere emozioni. Certo mi rendo conto che il risultato sia ben diverso, ma per me stato utile vedere e sentire quel mondo di colori. Poi come hai ben immaginato tu, il problema di non aver potuto lavorare a colori nei precedenti fumetti stata una scelta pi che altro dettata dai costi di stampa. Io stesso comunque mi rendo conto che il mio segno sia pi portato per una sfumatura piuttosto che un bianco e nero netto, e fortunatamente con questo libro ed i prossimi avr la possibilit lavorare a colori, insomma vedremo come andr!

Sei, come Marco, molto addentro alle vicende a sfondo sociale delle tue parti; pensi che la cultura (e questo libro ne uno dei figli) sia una o l'unica strada da intraprendere con forza per risollevarsi dal degrado in cui ci troviamo ora?
Questa una domanda a senso unico: la cultura e l'esperienza che ne facciamo, l'unica strada per la presa di Coscienza, e lo scrivo con la "c" maiuscola non a caso. Questo il metodo pi rapido, se cos si pu definire, di tirarci fuori da dinamiche altrimenti insuperabili come le mafie. Rendersi conto di cosa accade e soprattutto essere un po' pi lungimiranti rispetto le conseguenze delle proprie azioni. Quello che io e Marco cerchiamo di trasmettere, anche negli incontri che facciamo, di spostare un po' pi in l lo sguardo dei nostri lettori affinch si accorgano che il mondo che li circonda, un po' diverso da quanto i media ufficiali (che compiono a mio vedere, per la maggior parte un lavoro di disinformazione e di terrorismo psicologico) ci raccontano. Cito solo un esempio: nel libro Gli ultimi giorni di Marco Pantani di P. Brunel raccontiamo la tesi dell'omicidio del grande ciclista, cosa questa che alcuni pensano sia fantasia. Ebbene nell'intervista di cui ti lascio il link (questo), la madre di Pantani, la signora Tonina. denuncia proprio questo, raccontando la sua esperienza..I fumetti sono utili e servono anche a questo.

Anche a te ultima domanda sul lavoro in uscita sempre scritto da Marco Rizzo; si tratta di un ennesimo cambio di ambientazione per te (ormai stai affrontando diversi periodi storici e anche diversi generi): che difficolt (se ne hai avute) hai trovato per realizzare l'albo? Come ti trovi, a distanza di una manciata di lavori realizzati, a lavorare sulle sceneggiature di Marco?
Questo uno dei progetti a cui pi teniamo. Jan Karski, in uscita a gennaio per Rizzoli- Lizard, ambientato durante la seconda guerra mondiale, e narra l'incredibile storia di un uomo, Jan appunto, che cambiando numerose identit scopre il massacro degli ebrei nei campi di concentramento, denunciando alle autorit che non gli daranno credito. Io personalmente ci sono finito dentro totalmente, nel senso che la storia e la sceneggiatura di Marco sono cos coinvolgenti e divertenti da disegnare che non sto sentendo nemmeno molto il peso delle numerose pagine. Il libro si sta sviluppando con un'impostazione molto cinematografica su entrambi gli aspetti, e la colorazione realizzata da due giovani esordienti della Scuola del Fumetto di Palermo, i messinesi Chiara Arena e Claudio Naccari, si presta io credo molto bene a questa funzione. Marco nel modo di narrare, cerca sempre di sperimentare e pur mantenendo un'impronta che mescola il fumetto d'autore con quello commerciale, non si ripete mai in ogni libro che scrive. Ecco quest'ultima una delle caratteristiche che ci contraddistinguono, la voglia di raccontare in modi sempre differenti le storie pi disparate.

Grazie e buon lavoro!



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