Fumetti

BeccoGiallo - Dossier TAV, la recensione

Una grande opera come la TAV utile o dannosa? basata su corrette stime e previsioni attendibili o, una volta partita, deve andare avanti a prescindere dai numeri che la condannano?

24/06/2013

Sono anni che leggo con piacere i volumi dell'editore BeccoGiallo; di molti serbo un ricordo forte, di altri un senso di relativa compiutezza, dovuto ad alcuni importanti deficit che non li rendono particolarmente efficaci o meritevoli di lodi. Ogni volta per che me ne trovo uno di fronte, uno nuovo, per intenderci, mi ritrovo davanti allo stesso problema; a parte alcune etichette (le biografie, ad esempio) i libri parlano di vicende inquietanti, dolorose, di tragedie pi o meno recenti, di ingiustizie, di danni insanabili e di colpevoli che la passano franca. Diventa difficile scindere la pietas per i protagonisti o l'incazzatura per quanto di brutto narrato (e quindi un sentimento forte) dalla qualit del libro stesso.
Mi sembra che, nel caso del volume di Claudio Calia, Dossier TAV, il compromesso utilizzato dall'autore permetta di apprezzare l'opera indipendentemente dal senso di battaglia contro i mulini a vento che potrebbe pervaderne la lettura.
Chiama il genere letterario del suo volume citizen journalism, nella prefazione al volume, e, relegandosi nel ruolo di semplice cittadino, forse tende a minimizzare un po' il suo ruolo e le sue qualit. In realt la parte grafica parte integrante del volume e contribuisce a rendere la lettura molto pi gradevole e veloce. Quel che fa la differenza, dicevamo, l'approccio non di parte; o meglio, pur mostrando chiaramente da che lato l'autore tende a posizionarsi, il volume cerca (per quanto possibile) di offrire ad un lettore senza una idea precisa su questi eventi entrambe le campane, evitando se possibile di strumentalizzare vicende magari dolorose e cercando di dare pari dignit alle tesi del movimento a favore della Tav. Difficile, in ogni caso, dar pari dignit a queste tesi laddove nelle dichiarazioni e nelle carte spulciate dal Calia escono fuori come funghi le discrepanze, le omissioni e le inesattezze che motivano il s al progetto.


Calia utilizza uno stile di disegno grafico, quasi pubblicitario; lavora per funzionalit: laddove serve far vedere una scena di un cantiere la disegna, la stilizza. Laddove sta raccontando in prima persona un suo ragionamento non esita a ritrarsi in prima persona mentre legge, scrive, disegna. Eppure non mancano, in tavole quasi senza testo, scelte grafiche molto interessanti, con disegni "intra"vignette e con citazioni visive e giochi con le onomatopee. In grandissima parte la scrittura (intesa come testo, come didascalia) supera come importanza e quantit il disegno; soprattutto nel racconto della cronologia della vicenda TAV e nella parte finale, quella "ad usum" lettore senza una idea precostituita.

Il racconto della storia del tentativo di costruire la linea TAV nella Val di Susa, che occupa una buona parte del volume, fondamentale perch mette a nudo in maniera impietosa il tempo passato fra l'approvazione di un progetto che avrebbe dovuto essere fondamentale per veicolare un traffico presunto di merci lontano nel futuro; una volta raggiunto, per ritardi fisiologici e per fortuna causati dall'opposizione dei comitati locali, questo fantomatico futuro il fatto che questo presunto traffico sia un ventesimo del preventivato dovrebbe mettere la parola fine al progetto... se non fosse che il progetto, di per s, importante soprattutto per chi lo deve realizzare, non tanto per gli eventuali, pochi, posti di lavoro o per l'eventuale, inutile, velocizzazione di un corridoio che, da punto a punto, non ha merci da veicolare ne percorribile... (si suggerisce di leggere qui a tal proposito)

Quando la logica del buon senso, del buon vivere, oserei dire, e dei numeri non riesce a vincerla contro la logica dell'investimento a tutti i costi (ovviamente, a questo punto, con fini molto dubbi) l'unica cosa che gli abitanti della valle han potuto fare protestare. Nei modi che han ritenuto opportuni. E secca vedere come, anche recentemente, facinorosi hanno intrapreso azioni violente per boicottare i cantieri ridando voce a chi continua a spacciare questa opera come necessaria. Io, se dovessi giocarmi 50 centesimi, li punterei sul NO TAV; gli interessi che muovono questa opera, francamente, hanno prodotto gi tanti di quei finanziamenti che probabilmente potrebbero gi bastare a chi ne vuole trarre vantaggio economico. Pi che altro, come nel caso dell'altra inutile opera utile (il Ponte Luigi Berlusconi sullo Stretto di Messina), quel che mi rende quasi sicuro del fallimento del progetto (seppur approvato) non sono le faticose, lunghe, meritevoli di enormi plausi proteste della gente del posto, quanto, piuttosto, le vergognose e infime condizioni economiche in cui versa lo Stato che dovrebbe finanziare il lavoro, cio il nostro.

Il sito dell'editore BeccoGiallo

Il sito dell'autore Claudio Calia

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