Pasquale Frisenda

'Il Magazzino dei Mondi' - un racconto di Robert Sheckley

Il maestro dell'antiutopia vi chiede dieci anni di vita in cambio della possibilit di esaudire il vostro pi recondito desiderio. Accettate?

13/08/2014
'Il Magazzino dei Mondi' - un racconto di Robert Sheckley

Robert Sheckley (1928-2005), uno dei maggiori autori contemporanei di fantascienza, è noto per i toni satirici e paradossali delle sue opere.
Per circa un trentennio (dal 1950 al 1980), lo scrittore statunitense (ma di origini europee: Sheckley è infatti l'americanizzazione del cognome polacco Shekowsky) fu uno dei nomi di spicco nella narrativa fantascientifica, una colonna della rivista Galaxy diretta da Horace L. Gold e un vero maestro dell'antiutopia, per la sua innegabile abilità nell'ipotizzare una società futura vista come un'esasperazione delle manie di quella attuale.

Lo stile di Sheckley, semplice e diretto ma senza essere mai sciatto o banale (cosa non alla portata di tutti), ha dimostrato a più riprese di essere sorprendente, talvolta persino profetico (come in Premio del pericolo/The Prize of peril, un racconto pubblicato nel 1958 ma che potrebbe essere stato scritto oggi, visto che narra l'esperienza di un uomo comune che accetta di partecipare a degli spettacoli televisivi, quelli che noi oggi chiamiamo reality, in cui i concorrenti devono superare una serie di rischiose prove, spesso mortali, per accaparrarsi la cospicua somma di denaro messa in palio e destinata a chi sopravvive alla spietata caccia condotta da una banda di sicari; il tutto ovviamente ripreso dalle telecamere e con la possibilità per il pubblico di intervenire per aiutare il fuggiasco o viceversa per segnalarne la posizione ai killer).
Nel campo del romanzo ha spaziato tra la fantascienza, il thriller e lo spionaggio, con opere memorabili come Anonima aldilà (Time Killer, 1958), Gli orrori di Omega (The Status civilization, 1960), Il difficile ritorno del signor Carmody (Dimension of miracles revisited, 2000), Il matrimonio alchimistico di Aleister Crompton (Join now, 1958), L'armatura di flanella grigia (Gray flannel armor, 1957), Pellegrinaggio alla Terra (Pilgrimage to Earth, 1957), o ancora il celebre La settima vittima (Seventh victim, 1953), dove Robert Sheckley immagina un mondo senza più guerre ma dove i governi approvano per legge una gara di omicidi per permettere ai suoi cittadini di sfogare ogni impulso distruttivo e omicida.
Ne La settima vittima viene accentuata la componente parodistica, e si fanno scoperte la critica e l'irrisione della violenza gratuita delle tendenze neocoloniali degli stati occidentali, della spettacolarizzazione e del sensazionalismo che i mass media impongono agli eventi e alla realtà, della mercificazione dei sentimenti (da questo racconto il regista Elio Petri trasse nel 1965 il film La decima vittima, interpretato da Marcello Mastroianni e Ursula Andress, ma anche in Rollerball, il film diretto da Norman Jewison nel 1975, si possono trovare delle affinità con questa visione delle cose), e infine l'irrinunciabile raccolta di racconti contenuta nell'antologia Mai toccato da mani umane (Untouched by human hands, 1954).

Non tutti i racconti (davvero tanti) scritti da Sheckley sono capolavori, ovviamente, ma molti di essi non dovrebbero mancare di certo nelle librerie degli appassionati del Fantastico (usciti qui in Italia molto spesso su Urania e oggi ingiustamente fin troppo dimenticati).

Robert Sheckley (di cui trovate QUI il sito web) è stato insignito del titolo di Author Emeritus da parte della Science Fiction and Fantasy Writers of America nel 2001.
 

Ne Il Magazzino dei Mondi (The Store of the Worlds, racconto conosciuto anche con il titolo Il Mondo dei vostri sogni/The World of heart's desire) ci viene narrato il modo in cui ogni uomo, pagando il prezzo esorbitante di dieci anni di vita, può esplorare il mondo che incarna i suoi desideri piú reconditi, e ben rappresenta la narrativa di questo straordinario autore, che ha spesso raccontato le possibili storture delle società umane del futuro.
Cose che, se negli anni '50 sembravano pura fantascienza, oggi invece ci risultano essere sempre più possibili o addirittura le diamo per cose assodate.

Buona lettura!

Il Magazzino dei Mondi - di Robert Sheckley

Il signor Wayne raggiunse l'estremità del lungo ammonticchiarsi, ad altezza d'uomo, di grigie macerie, e qui si trovava il Magazzino dei Mondi.
Era esattamente come i suoi amici l'avevano descritto: una piccola baracca costruita con frammenti di legname, pezzi d'automobile, un lastrone di ferro galvanizzato, qualche fila di mattoni mezzi sbriciolati, il tutto impiastricciato di sbiadita vernice azzurra.
Il signor Wayne si girò, aguzzando lo sguardo lungo il sentiero tra le rovine, per esser sicuro che nessuno l'avesse seguito.
Strinse con più forza il pacchetto sotto il braccio; quindi, scosso da un piccolo brivido per la propria audacia, aprì la porta della baracca e scivolò dentro.
"Buon giorno",  lo salutò il proprietario.
E anche lui, era proprio come gliel'avevano descritto: un uomo anziano, alto di statura e dallo sguardo astuto, gli occhi un po' troppo stretti e la bocca ripiegata in una smorfia triste.
Il suo nome era Tompkins.
Se ne stava su una vecchia sedia a dondolo, sullo schienale era appollaiato un pappagallo azzurro e verde.
C'era un'altra sedia, nel magazzino, e un tavolo, e sopra il tavolo una siringa arrugginita.
"Ho sentito del suo magazzino da alcuni amici...", cominciò il signor Wayne.
"Allora, lei conosce il mio prezzo", replicò Tompkins.
"L'ha portato?".
"", rispose il signor Wayne, esibendo il pacchetto, "Ma, prima, vorrei chiederle...".
"Tutti vogliono sempre chiedere", disse Tompkins al pappagallo, che strizzò l'occhio, "Su, avanti, chieda".
"Voglio sapere ciò che accade realmente".
Tompkins sospirò.
"Accade questo. Lei mi paga l'onorario. E io le faccio un'iniezione che la mette fuori combattimento. E a questo punto, con l'aiuto di certi congegni che ho nel retro del magazzino, libero la sua mente".
Tomkins sorrideva, pronunciando queste parole, e anche il pappagallo silenzioso dietro di lui sembrò sorridere.
"E allora, cosa succede?", insisté il signor Wayne.
"La sua mente, svincolata dal corpo, è adesso in grado di scegliere fra gli innumerevoli mondi probabili che la Terra cancella ad ogni istante della sua esistenza".
Ora, sogghignando apertamente, Tompkins balzò su dalla sua sedia a dondolo, mostrando sempre più chiari segni d'entusiasmo:"Sì, amico mio, anche se lei non l'ha mai sospettato, dal momento in cui questa vecchia e logora Terra è nata dagli ardenti visceri del Sole, ha iniziato a cancellare, e ancora continua, tutti i mondi che rappresentano le sue probabilità alternative. Mondi senza fine, che prendono origine da qualunque evento, grande o piccolo che sia; ogni Alessandro e ogni ameba creano mondi, giusto allo stesso modo in cui si generano increspature sulla superficie d'uno stagno, non importa se lei vi getta dentro una pietra grande o piccola. Ogni oggetto non genera forse un'ombra? Insomma, amico mio, la stessa Terra è quadrimensionale; e appunto per questo proietta ombre tridimensionali, riflessi solidi di se stessa, ad ogni attimo della sua esistenza. Milioni, anzi, miliardi di Terre! Un'infinità di Terre! E la sua mente, da me liberata, sarà in grado di scegliere uno, fra questo numero infinito di mondi, e di vivere in esso per un po'".
Il signor Wayne era sgradevolmente conscio che il discorso di Tompkins suonava fin troppo simile a quello d'un imbonitore da circo, il quale proclama meraviglie che, semplicemente, non esistono.
Ma il signor Wayne ricordò, anche, che gli erano capitate cose, nella sua vita, da lui stesso giudicate impossibili.
Davvero!
Così, forse, anche le meraviglie di cui Tompkins stava parlando, si sarebbero rivelate possibili.
Il signor Wayne disse: "I miei amici mi hanno anche detto che..."
"Che quanto io prometto è tutto un imbroglio?", l'interruppe Tompkins.
"Qualcuno, sì... l'ha insinuato", annuì, cauto, il signor Wayne, "Ma io mi sforzo di evitare qualsiasi pregiudizio. E hanno anche detto che..."
"So benissimo quello che dicono quei suoi amici dalla mente bacata. Le hanno anche detto dell'esaudimento dei desideri... È questo che vuol sapere, no?"
"", annuì il signor Wayne, "Mi hanno detto che, qualunque cosa io desiderassi... qualunque cosa io volessi..."
"Proprio così", dichiarò Tompkins, "La cosa funziona proprio così, non c'è altro modo. Ci sono infiniti mondi tra cui si può scegliere. Ed è la sua mente che sceglie, guidata soltanto dal desiderio. L'unica cosa che conta, è il suo desiderio più profondo. Se lei sta covando nel suo intimo una segreta bramosia di uccidere..."
"Oh, sì, ma non sempre, io non...", gridò il signor Wayne.
"... allora lei si troverà in un mondo in cui può uccidere, in cui potrà rotolarsi nel sangue, in cui potrà superare Sade, o Cesare, o qualunque altro suo idolo. Lei brama sopra ogni altra cosa il potere? Allora potrà scegliere un mondo in cui lei è un dio, un vero, autentico dio. Un sanguinario Juggernaut, forse, o un Buddha profondamente saggio".
"Dubito molto che io..."
"Ma vi sono anche altri desideri", proseguì Tompkins.
"Ogni tipo di paradiso, o d'inferno. La più sfrenata sessualità. Ghiottoneria, ubriachezza, amore, gloria... tutto quello che lei potrà desiderare".
"Straordinario!", esclamò il signor Wayne.
"", fu d'accordo Tompkins.
"E, ovviamente, questa mia piccola lista non esaurisce certo tutte le possibilità, tutte le combinazioni e le permutazioni del desiderio. Per quanto io posso saperne, lei, magari, vorrebbe sopra ogni altra cosa una semplice, placida, pastorale esistenza su un'isola dei Mari del Sud, tra indigeni idealizzati".
"Questo si avvicina un po' più ai miei gusti", disse il signor Wayne, ridacchiando imbarazzato.
"Ne è proprio sicuro?", domandò Tompkins, "Lei stesso può non sapere qual è il suo più autentico desiderio. Potrebbe coinvolgere, perfino, la sua stessa morte".
"Questo capita spesso?", chiese, ansioso, il signor Wayne.
"Ogni tanto".
"Ma io non voglio morire!", protestò il signor Wayne.
"Non succede quasi mai", disse Tompkins, fissando il pacchetto tra le mani del signor Wayne.
"Se lo dice lei... Ma come faccio a sapere che tutto questo è reale? Lei esige una tariffa estremamente alta, io ho speso tutto quello che avevo. E, per quanto ne so, lei mi darà una droga, e io, sì, sognerò! Tutto quello che avevo, e per che cosa? Un mucchio di belle parole e un po' d'eroina!"
Tompkins sorrise, rassicurante.
"La qualità di questa esperienza non ha niente a che fare con le droghe. E non dà neanche la sensazione d'un sogno".
"Ma se è vero", ribatté il signor Wayne, con una punta di petulanza, "perché mai non posso restare per sempre, in quel mondo del mio desiderio?"
"Ci sto appunto lavorando sopra", disse Topkins, "È proprio per questo che le mie tariffe sono così alte. I materiali, gli esperimenti, costano... Sì, sto cercando il modo di rendere la transizione permanente. Ma finora non sono riuscito a spezzare il legame che tiene avvinto un uomo alla sua Terra d'origine... e che lo riconduce sempre indietro. Neppure i grandi mistici sono riusciti a spezzare questo legame, se non con la morte. Ma io ci spero ancora".
"Sarebbe davvero una gran cosa, se lei ci riuscisse", replicò garbatamente il signor Wayne.
"Oh, sì, certamente!", gridò Tompkins, con un sorprendente èmpito di passione.
"Perché allora potrei trasformare questa mia miserabile baracca in una via di fuga! Allora, il mio procedimento sarebbe libero... libero e gratuito per tutti! Ognuno potrebbe andare nella Terra del suo desiderio, la Terra che realmente è fatta per lui, e lasciare questo fetido posto ai sorci e ai vermi...", Tompkins s'interruppe a metà della frase, riacquistando la sua gelida calma, "Ma sono stato troppo precipitoso. Non posso ancora offrire una fuga permanente dalla Terra, nessuna fuga che non comporti la morte. Forse non ci riuscirò mai. Per ora, sono soltanto in grado di offrirle una vacanza, un cambiamento, un assaggio di un altro mondo, una breve occhiata ai suoi desideri. Lei conosce la mia tariffa. Se l'esperienza non sarà stata soddisfacente, gliela rifonderò".
"Davvero onesto da parte sua", si affrettò a replicare il signor Wayne, "Ma c'è quell'altra faccenda di cui mi hanno informato i miei amici. I dieci anni della mia vita..."
"A questo non c'è proprio rimedio", disse Tompkins, "e qualunque restituzione è impossibile. Il mio procedimento comporta un tremendo stress per il sistema nervoso, e la prima conseguenza è una drastica diminuzione della durata della vita. E questo è uno dei motivi per cui il nostro cosiddetto governo ha dichiarato il mio procedimento illegale".
"Ma non hanno applicato la proibizione con troppa severità...", obiettò il signor Wayne.
"No. Ufficialmente il procedimento è proibito come una frode dannosa. Ma anche i funzionari sono uomini. Piacerebbe anche a loro, come a tutti gli altri, poter andar via da questa Terra".
"Il conto...", mormorò tra sé il signor Wayne, stringendo con più forza il suo pacchetto, "...è dieci anni della mia vita! Per la realizzazione dei miei segreti desideri... Davvero, dovrei rifletterci su ancora un po'".
"Rifletta pure", disse Tompkins, in tono indifferente.
E, sulla via di casa, il signor Wayne ci rifletté su.
Quando il suo treno raggiunse Port Washington, a Long Island, non aveva ancora finito di riflettere.
E guidando la sua auto dalla stazione verso casa, continuò a vedersi davanti il volto vecchio e astuto di Tompkins, che parlava dei mondi della probabilità, e del completo esaudimento del desiderio.
Ma quando varcò la soglia di casa, fu costretto a interrompere questi pensieri.
Janet, sua moglie, esigeva che lui parlasse duramente alla cameriera, che una volta ancora si era rimessa a bere.
Suo figlio Tommy chiedeva il suo aiuto per rifinire la barca, che intendeva varare l'indomani.
E la sua figlia più piccola voleva raccontargli tutto quello che aveva fatto, quel giorno, alla scuola materna.
Il signor Wayne parlò in tono cortese ma con fermezza alla cameriera.
Quindi dette una mano a Tommy completando la verniciatura sul fondo della barca, e ascoltò Peggy che gli faceva un resoconto dettagliato delle sue avventure con gli altri bambini.
Infine, quando i bambini furono a letto e lui e Janet si ritrovarono soli nel soggiorno, lei gli chiese se ci fosse qualcosa che l'angustiava.
"Cosa?".
"Sembra che ci sia qualcosa che ti preoccupa", insisté Janet, "Hai avuto una giornata difficile, all'ufficio?".
"Oh, le solite cose...".
Per niente al mondo avrebbe rivelato a Janet, e se è per questo a nessun altro, che si era preso un giorno di vacanza e aveva fatto visita a Tompkins, in quel suo vecchio e pazzesco Magazzino dei Mondi.
E neppure le avrebbe detto del diritto che dovrebbe avere ogni uomo, almeno una volta nella sua vita, di esser messo nelle condizioni di esaudire i suoi più segreti desideri.
Janet, con tutto il suo buon senso terra terra, non avrebbe mai capito una cosa simile.
I giorni successivi, all'ufficio, furono febbrili.
Tutta Wall Street era sull'orlo del panico a causa degli avvenimenti nel Medio Oriente e in Asia, e i listini azionari avevano reagito in conseguenza.
Il signor Wayne si trovò oberato di lavoro.
Si sforzò di non pensare all'esaudimento del desiderio che gli sarebbe costato tutto ciò che aveva, e per di più con la perdita completa di dieci anni della sua vita.
Pura follia!
Il vecchio Tompkins era matto da legare!
Ogni fine settimana andava a navigare insieme a Tommy.
La vecchia barca si comportava ancora benissimo, e non c'era, in pratica, nessuna infiltrazione d'acqua dalle commessure del fondo.
Tommy avrebbe tanto desiderato delle nuove vele da competizione, ma il signor Wayne disse seccamente di no.
Forse l'anno prossimo, se il mercato fosse stato migliore, ma per adesso, le vecchie vele potevano andare benissimo.
Qualche volta, la notte, quando i bambini erano ormai a letto, lui e Janet uscivano un po' con la barca. Lo stretto di Long Island era tranquillo, e l'aria fresca.
La loro barca scivolava tra le luci ammiccanti delle boe, veleggiando la luna gialla e rigonfia, appena sopra l'orizzonte.
"Sono sicura che hai qualcosa per la testa", gli diceva Janet.
"Oh, mia cara, ti prego!".
"C'è qualcosa che non vuoi dirmi?".
"Niente!".
"Ne sei proprio certo?".
"Assolutamente certo".
"Allora, stringimi fra le braccia. Se non c'è niente...".
E la barca continuava ad avanzare, senza guida, per un po'.
Desiderio ed appagamento... Venne infine l'autunno, e si dovette tirare a secco la barca.
Il mercato dei titoli azionari recuperò una certa stabilità, ma Peggy si prese il morbillo.
Tommy volle che gli fosse spiegata la differenza tra le bombe ordinarie, le bombe atomiche, le bombe all'idrogeno e le bombe al cobalto e tutti gli altri tipi di bombe di cui si parlava sui giornali.
Il signor Wayne si sforzò di spiegargliela quanto meglio poteva.
E la domestica li piantò in asso all'improvviso.
Ma, anche se i segreti desideri erano una bellissima cosa, e lui magari voleva davvero uccidere qualcuno, o passare la sua vita in un'isola dei Mari del Sud, doveva pur sempre considerare le proprie responsabilità.
Aveva due figli da far crescere, e la miglior moglie che potesse desiderare.
Magari, verso Natale...
Ma giusto a metà inverno un cattivo isolamento elettrico provocò un incendio nella camera degli ospiti, vuota.
I vigili del fuoco riuscirono a spegnere il fuoco prima che questo provocasse danni gravi, e nessuno fu ferito.
Ma tutto questo cancellò dalla sua mente ogni pensiero di Tompkins, per un po'.
Prima di ogni altra cosa, andava riparata la camera degli ospiti, perché il signor Wayne era molto orgoglioso della sua vecchia e bella casa.
Gli affari avevano più che mai un andamento incerto e febbrile, a causa della situazione internazionale.
Questi russi... e questi arabi!
E i greci, e i cinesi.
I missili intercontinentali, le bombe atomiche, gli sputnik...
Il signor Wayne passò lunghe giornate in ufficio, e qualche volta vi rimase la sera fino a tardi.
Tommy si ammalò di orecchioni.
Si dovette rinnovare la copertura di una parte del tetto.
E poi, arrivò la primavera e bisognava mettere di nuovo in acqua la barca.
Un anno era passato, e lui aveva avuto ben poco tempo per pensare ai suoi segreti desideri.
Forse, l'anno successivo.
E nel frattempo...
"Dunque?", chiese Tompkins, "Tutto a posto?".
"Sì, sì, tutto a posto", disse il signor Wayne.
Si alzò dalla sedia e si sfregò la fronte.
"Vuol essere rimborsato?", s'informò Tompkins.
"No, l'esperienza è stata del tutto soddisfacente".
"Lo sono sempre", annuii Tompkins, e strizzò l'occhio con un sogghigno al pappagallo.
"E... dov'è stato?".
"Un mondo del recente passato", disse il signor Wayne.
"Ce ne sono tanti. E ha scoperto qual era il suo segreto desiderio? L'assassinio? O un'isola nei Mari del Sud?".
"Non ho intenzione di discuterne", replicò il signor Wayne, gentilmente ma con fermezza.
"Tanta gente non vuole discuterne con me", replicò Tompkins, seccato, "Che io sia dannato se ne capisco il perché".
"Perché... sì, penso che il mondo del proprio segreto desiderio sia, in qualche modo, sacro, per ognuno di noi. Senza offesa... Lei crede, prima o poi, di riuscire a renderlo permanente? Il mondo che viene scelto, voglio dire".
Il vecchio uomo scrollò le spalle: "Ci sto provando. Se ci riuscirò, lei lo saprà. Tutti lo sapranno".
"Sì, credo proprio che sarà così".
Il signor Wayne aprì il suo pacchetto e depositò il suo contenuto sul tavolo.
Il pacchetto conteneva un paio di stivali militari, due matasse di filo di rame, e tre scatole di carne salata.
Gli occhi di Tompkins ebbero un rapido scintillio: "Sì, più che sufficiente", disse, "Molte grazie".
"Addio", disse il signor Wayne, "E molte grazie anche a lei".
Il signor Wayne lasciò la baracca e s'incamminò rapidamente verso l'estremità del sentiero fra i grigi mucchi di rovine.
Più oltre, fin dove lui riusciva a spingere lo sguardo, non c'erano altro che piatte distese di macerie, brune, grigie e nere.
Quelle distese, che coprivano il suolo fino all'orizzonte, erano quanto restava delle città frantumate, i resti sbriciolati degli alberi, e la sottile cenere bianca che un tempo era stata la carne e le ossa degli uomini.
"Bene", il signor Wayne disse a se stesso, "almeno mi è stato dato qualcosa che ne è valso il prezzo".
Quell'anno nel passato gli era costato tutto quello che aveva, e, in più, dieci anni della sua vita.
Era stato soltanto un sogno?
Ma anche in questo caso ne era valso il prezzo!
Ma, adesso, doveva scacciare dalla sua mente ogni pensiero di Janet e dei figli.
Era tutto finito, a meno che Tompkins non perfezionasse il suo procedimento.
Adesso, lui doveva pensare alla propria sopravvivenza.
Aiutandosi col geiger da polso riuscì a trovare un sentiero decontaminato attraverso le rovine.
Sarebbe stato meglio, per lui, ritornare al rifugio prima che facesse buio, prima che venissero fuori i topi.
Se non si fosse sbrigato, avrebbe perso anche la sua razione serale di patate.

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