Fumetti

ILVA, i comizi a fumetti di Gubitosa e Kanjano: 'Taranto pu uscire dall'era dell'acciaio'

Giornalista e attivista, editore di Mamma!: uno sceneggiatore d'eccezione per il nuovo libro-inchiesta BeccoGiallo

20/07/2013

Chine e tavoletta grafica tratteggiano nubi rossastre, benzene, polveri pesanti. Fumi che avvelenano i polmoni, che uccidono e dividono, e pongono domande: Taranto deve o no rinunciare all'Ilva, al colosso dell'acciaio europeo? Quale futuro per questa citt martoriata, dove l'incidenza di tumori e malattie cardiache, tra operai e impiegati dell'azienda, varia dal +14 al +135% a seconda delle patologie, rispetto alla media della popolazione? E ancora: 386 decessi, 683 ricoveri di bambini per malattie respiratorie, nel periodo 1998-2010, sono attribuibili alle emissioni industriali, secondo la perizia del tribunale di Taranto.

Numeri, realt, tragedie, che Carlo Gubitosa e Kanjano hanno trasposto in tavole a fumetti e infografiche, raccolte inILVA. Comizi d'acciaio(BeccoGiallo), con una ricca cronologia che parte dalla costruzione della fabbrica, nel 1956, fino al sequestro di 8,1 miliardi di euro (il pi grande di tutti i tempi) disposto lo scorso maggio dal GIP di Taranto verso i proprietari dell'azienda, la famiglia Riva: una cifra che l'Ilva avrebbe risparmiato proprio non adeguando gli impianti alle normative ambientali, pregiudicando l'incolumit della popolazione.

Carlo Gubitosa, tarantino di nascita, insegnante, giornalista, editore e fondatore della rivista Mamma!, fu gi autore dei testi di La mia terra la difendo (I libri di Mamma!), sempre in duetto con Kanjano.

Carlo, come nasceIlva. Comizi d'acciaio?

"Da una riflessione: secondo noi, e non solo noi, a Taranto non c? una citt dove i cittadini si scontrano con l?industria. Semmai c? qualcuno che vorrebbe spremere il 'succo' di questo mondo, andando oltre i suoi limiti. Altri, invece, questo mondo lo vorrebbero conservare. L'industria dell'acciaio, pensiamo agli F 35, cresciuta ben oltre le nostre necessit. E poi sarebbe ora che l'edilizia imparasse ad aggiustare, oltre che a produrre nuovi manufatti".

A livello personale, invece, che cosa ha motivato la scelta delle storie e del disegnatore, il tuo ?socio? Kanjano, direttore editoriale diMamma!?

"Da tarantino avevo l?esigenza di portare le persone nel mio mondo. Quanto a Kanjano: ci sono atmosfere, ambienti che nelle chine di Giuliano diventano luoghi dove chiunque si pu immergere. E il libro sarebbe rimasto uno scheletro inerte senza la ?ciccia? che trovi ad esempio nello spessore, anche fisico, delle scene di pesca... Il racconto prende forza da questo tratto espressivo, evocativo, non didascalico".

Il formato magari non rende giustizia al tratto maestoso di Kanjano, anche se quasi pronta l'edizione deluxe, pi grande, per i tipi diMamma!...

?Ok, pu darsi che il disegno di Giuliano ne esca fuori un po' depotenziato, ma il formato agile della BeccoGiallo un modo per dire al lettore 'Ehi guarda, questo non un manuale, una raccolta di storie che puoi portarti sotto l?ombrellone'. E a noi piace cos".

Le vostre storie raccontano diversi ?stadi? del rapporto tra i tarantini e l'Ilva...

"Vero. All'inizio andare a lavorare all'Ital Sider (nome originario dell'azienda,ndr) significava dare ai figli occasioni che i genitori non avevano avuto. Ad esempio il pap di un mio amicoda marinaio diventato operaio, e il figlio ha potuto studiare e diventare ingegnere. Ai tempi la citt batteva le mani. Poi, per, si sono iniziati a fare risparmi sulla salute delle persone...".

Qualche esempio?

"I parchi minerali dove si stoccano le materie prime. Altrove sono coperti, a Taranto no, e parliamo 700 mila chili di polveri all?anno che se ne vanno in giro nell?atmosfera. In questo caso l'azienda vuole risparmiare sulle coperture, che per le direttive europee sono tassative. Ecco. Il problema, con l'Ilva, che politica e societ hanno continuato a battere le mani all?industria anche quando rifiutava di adoperare le tecnologie di sicurezza".

Che cosa impedisce a Tranto di voltare pagina?

"Molti tarantini hanno paura di un futuro oscuro. il timore che ha spinto molti operai a stare a casa nel giorno del referendum (lo scorso aprile, affluenza del 19,5%, molto al di sotto del quorum, ndr), quando si chiedeva la chiusura dell'Ilva. C? chi non vuole mollare il vecchio, se prima non ha visto nascere il nuovo".

Come vi siete documentati per recuperare i dati che raccontano una vicenda cos controversa?

"In realt non c? disaccordo sui dati, che non provengono da perizie di parte, ma dalle analisi disposte dal tribunale, contro le quali l'Ilva, volendolo, poteva opporsi, ma non l'ha mai fatto. Spesso si parla dell'inquinamento dell'Ilva come di un'ipotesi della propaganda di Legambiente. E quando il commissario dell'Ilva, Bondi, tra le cause dei tumori menziona una grande 'disponibilit di sigarette' a Taranto, negli anni 60-70, d un pugno in viso alla realt processuale, accettata dall'azienda come dalle altre parti".

Qual , oggi, la pi credibile alternativa all'esistenza dell'Ilva, a ovest di Taranto?

"La possibilit di riconvertire un dato di fatto storico: la zona della Ruhr, in Germania, abbandonando l'acciaio, ha creato un?economia della cultura. Ma la Taranto della cultura, della gastronomia, delle spiagge, nascer solo con la volont dei cittadini".

Cio?

"Cio coinvolgendo tutta la cittadinanza. Non basta eleggere un govenatore sensibile al tema, almeno all'inizio, come Vendola. Oggi bisogna diventare tutti esperti di ambiente e di industria!".