Pasquale Frisenda

F come Fumetto (7): 'The Long tomorrow' di Dan O'Bannon e Moebius (1975)

Brevi segnalazioni su singole storie, albi, libri e serie rigorosamente a fumetti.

29/04/2015
F come Fumetto (7): 'The Long tomorrow' di Dan O'Bannon e Moebius (1975)

The Long tomorrow di Dan O'Bannon e Moebius (Jean Giraud) (Francia - 1975)

"Pete Club, un detective privato che vive in una sterminata metropoli del futuro che si estende a vari livelli nel sottosuolo, si trova a indagare sulla scomparsa di una ricca signora dei quartieri "alti". L'indagine si rivelerà particolarmente pericolosa, dato che Club avrà a che fare anche con un essere capace di mutare il suo aspetto e di celarsi dietro ogni forma..."

"La narrazione di "The Long tomorrow" è ispirata ai film noir e alla letteratura poliziesca, ma l'ambientazione, pensata in un lontano futuro, la rende uno dei primi veri racconti cyberpunk. Un lavoro pionieristico."
(William Gibson)

"Soltanto una storia. Ce ne sono diecimila come questa nella grande città sprofondata nell'infinito."
(da The Long tomorrow - 1975)

A proposito di The Long tomorrow, Moebius disse: "La disegnai nel 1975, mentre lavoravo con Alejandro Jodorowsky sull'adattamento cinematografico di "Dune". In origine fu chiamato Douglas Trumbull a fare gli effetti speciali, ma le cose non andarono come si voleva e tempo dopo Jodorowsky contattò Dan O'Bannon per sostituirlo. Dan venne a Parigi, e si presentò vestito come un selvaggio, ma era solo il tipico look da post-hippie californiano. In quel momento eravamo ancora nella fase iniziale dei lavori per "Dune", per lui non c'era quasi nulla da fare e si annoiava parecchio. Per ammazzare il tempo, disegnava. Dan è conosciuto solo come sceneggiatore, ma è anche un ottimo disegnatore. Se lo avesse voluto, avrebbe potuto diventare davvero un ottimo artista. Un giorno mi mostrò quello che stava disegnando: un poliziesco di stampo classico, ma ambientato nel futuro. Ne ero rimasto entusiasta! Era diverso da tutto quello che allora si vedeva allora in giro, era drammatico ma anche ironico, quasi una parodia del genere noir. Lo stesso posso dire per la maggior parte degli elementi visivi. Mi sarebbe piaciuto veder pubblicate le nostre rispettive interpretazioni di "The Long tomorrow". Alla sua uscita il fumetto piacque molto, e chiesi a Dan di farne insieme anche un sequel, ma non mi ha mai accontentato, e dunque la storia è restata unica, a suo modo una cosa a sé."
The Long tomorrow, volente o nolente, nonostante il fatto che sia una storia molto breve e apparentemente classica e lineare (ma la visionarietà di Moebius ci vide altro, e, soprattutto, ci mise altro a livello grafico), sembra avere gettato davvero i semi per la fantascienza che si è sviluppata dalla fine degli anni '70 in poi, nel fumetto come anche nella letteratura e nel cinema.

William Gibson, tanto per dire, uno dei padri del filone cyberpunk, per il suo Neuromante (1984) fu parecchio influenzato da alcune delle storie a fumetti da lui lette su Heavy Metal (versione americana di Métal Hurlant, la sperimentale rivista nata in Francia nel 1974 dal gruppo Les Humanoïdes Associés, ovvero lo scrittore e giornalista Jean-Pierre Dionnet, il direttore finanziario Bernard Farkas, e i disegnatori Philippe Druillet e Jean Giraud. Quest'ultimo proprio in quel contesto cominciò a firmare le proprie opere con lo pseudonimo di Moebius).
Nel cinema questo deve essere stato anche il percorso fatto probabilmente da John Carpenter per Fuga da New York (1981), mentre è certo che Ridley Scott, dopo aver accettato la regia del progetto che sarebbe poi diventato Blade runner (1982), all'allora sceneggiatore in carica, Hampton Fancher, dopo una loro (sembra accesa) discussione nata dal fatto che il regista voleva creare un intero mondo intorno ai personaggi e che supportasse l'idea dell'esistenza dei replicanti mentre la sceneggiatura era ambientata solo in interni, portò un giorno nel suo ufficio una grossa quantità di copie di Métal Hurlant, e mostrandole allo sceneggiatore gli disse: "Fuori dalla finestra c'è questo."
Uno dei racconti su cui si concentrò di più Scott per riuscire a spiegare agli scenografi cosa aveva in mente di fare fu proprio The Long tomorrow (Moebius fu un artista molto amato dal regista inglese, e con cui aveva già lavorato in Alien, film scritto dallo stesso O'Bannon insieme a Ronald Shusett. Scott lo invitò anche a visitare i set di Blade runner, ma Giraud non riuscì ad andarci per urgenti impegni di lavoro da sbrigare. Quando poi vide il film al cinema, il disegnatore rimpianse molto di non averlo fatto).

Anche George Lucas citò un dettaglio del racconto ne L'Impero colpisce ancora (1980), preservando quasi completamente il design dato da Moebius ad un piccolo robot nell'aspetto del droide sonda che si vede all'inizio del film, e tracce di questo racconto (oltre che del lavoro in generale di Moebius) di vedono anche ne Il Quinto elemento (1997) di Luc Besson.

Insomma, questa piccola storia, nata quasi per caso e per il divertimento dei due autori, ebbe davvero il suo peso e arrivò a ridefinire un intero immaginario.
 

The Long tomorrow uscì originariamente in due puntate nel 1976 su Métal Hurlant e l'anno successivo in Heavy Metal.
Qui in Italia è stata pubblicata in diverse occasioni, e qui segnalo almeno due volumi che raccolgono racconti brevi e illustrazioni di Moebius e che la contengono, come ad esempio Arzach e altre storie del 1983, o il più recente The Long tomorrow - Absolute Moebius - Vol. 2, del 2013.

Di The Long tomorrow esiste anche questo trailer, per un progetto televisivo non più realizzato:

P.S. Altri post su fumetto, illustrazione o cinema li potete trovare QUI.