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'Io sono leggenda': l'incontro mancato tra Ridley Scott e Richard Matheson

Il famoso romanzo doveva diventare film nel 1997, con in cabina di regia l'autore di 'Alien'

23/02/2013
'Io sono leggenda': l'incontro mancato tra Ridley Scott e Richard Matheson

"Il cosmo è un vortice privo di ordine, un oceano ribollente di forze cieche nel quale la forza più grande è l'incoscienza e il maggior dolore è la consapevolezza."
(Howard P. Lovecraft)

"Perché siamo stati puniti così?" - domandò lei.
Neville trasse un respiro tremante.
"Non lo so" - le rispose con amarezza - "Non c'è risposta, non c'è ragione. E' così e basta."
(da "Io sono leggenda", di Richard Matheson - 1954]

"Io credo che la paura e il terrore siano cose differenti: la paura agisce sul cuore, mentre il terrore raggela lo spirito. Io sono certo di aver scritto storie di paura, ma spero di aver scritto soprattutto storie di terrore."
(Richard Matheson)

"Io sono leggenda" ("I am legend") è forse il più celebre romanzo di Richard Matheson, uno dei maestri della narrativa fantastica statunitense.
Tra i titoli per cui è giustamente conosciuto ricordiamo anche "Tre millimetri al giorno" ("The shrinking man" - 1956), e "Io sono Helen Driscoll" ("A stir of hechoes" - 1958), oltre che le antologie "Regola per sopravvivere", "Shock" e "Terzo dal Sole", in cui appaiono racconti straordinari (citati e ripresi in più forme, dichiarate o meno), come "Duel" (del 1971), da cui Steven Spielberg trasse, nello stesso anno, il suo primo lungometraggio sceneggiato dallo stesso scrittore, oppure "Nato d'uomo e di donna", chiaramente omaggiato da Tiziano Sclavi, grande ammiratore di Matheson, in "Ghor", una delle storie più famose e toccanti del suo "Dylan Dog".

Il cinema e l'opera Matheson hanno sempre avuto un forte legame, ma va ricordata anche la sua lunga collaborazione alla serie televisiva "Ai confini della realtà" ("The Twilight zone") ideata da Rod Serling nel 1959.
Solo "Io sono leggenda" (inizialmente tradotto in Italia semplicemente come "I Vampiri") ha avuto ben tre versioni cinematografiche, a cui va aggiungersi un classico del cinema horror, "La notte dei morti viventi" ("Night of the living dead" - 1968), di George Romero, che, a detta dello stesso regista, si rifà chiaramente alla vicenda immaginata da Matheson nel suo libro.
Ma una versione è mancata, quella che avrebbe voluto portare sullo schermo nel 1997 nientemeno che Ridley Scott.

La Warner Bros. aveva iniziato a sviluppare un nuovo adattamento del romanzo verso la fine del 1994, e l'inizio delle riprese erano state previste a partire dal 1997, con Scott dietro la macchina da presa e Arnold Schwarzenegger (attore a cui il regista inglese voleva dare un'immagine particolarmente dolente) nella parte del protagonista, Robert Neville, l'unico superstite ad una misteriosa piaga che ha trasformato l'intera umanità in un'orda di non-morti simili a vampiri.
Tuttavia, le crescenti preoccupazioni dello studios circa l'enorme budget chiesto dal regista per realizzare il film, unite ad una sceneggiatura fin troppo psicologica, puntata molto sui dialoghi e contenente poche scene d'azione, oltre che i nomi stessi di Scott e Schwarzenegger, allora non più certezza di botteghino (il ritorno al successo con "Il Gladiatore" arrivò per Scott pochi anni dopo, nel 2000), porta la Warner a staccare la spina al progetto.
Ridley Scott ci lavorò comunque per diversi mesi, ingaggiando gli esperti Tom Woodruff Jr. e Alec Gillis per cercare di dare una forma convincente alla sua visione delle creature immaginate da Matheson nelle pagine del libro.
Woodruff Jr. e Gillis (tra i migliori allievi del compianto Stan Winston) impegnarono quattro mesi di lavoro negli studi della Amalgamated Dynamics Inc. (ADI), sperimentando diverse idee, e il risultato, che potete vedere nel video e nella foto qui sotto, piacque molto al regista di "Alien" e "Blade runner":


Alla pre-produzione del film collabora anche il grande illustratore francese Sylvain Despretz, che sarà al fianco di Scott poi sia ne "Il Gladiatore" che in "Black hawk down", e che ha nel suo curriculum anche titoli come "Il Quinto elemento", "Alien - La clonazione" e il "Planet of the apes" di Tim Burton.
Qui sotto potete vedere i suoi disegni preliminari, che sono stati alla base del lavoro di Woodruff jr. e Gillis:


 


Come si diceva, il romanzo ha avuto comunque già ben tre versioni cinematografiche, di cui la prima risale al 1964, "L'ultimo uomo sulla Terra" ("The last man on Earth"), di Ubaldo Ragona e Sidney Salkow, che vede Vincent Price nel ruolo di protagonista (il film è una produzione italoamericana, ed è stato girato, nell'estate di quell'anno, in una Roma resa spettrale dalle magnifiche scenografie di Giorgio Giovannini, aiutato dal fatto che la città era praticamente deserta a causa delle vacanze estive).
Questo titolo rimane quello più fedele al romanzo, o quantomeno ne conserva pienamente il significato:

Nel 1971 ci riprovano Boris Sagal e Charlton Heston, rispettivamente regista e interprete di "1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra" ("The Omega man"), che anche se oggi, per certi aspetti, risente forse un po' troppo del tempo passato, resta comunque una pellicola solida e convincente.
Del libro rispetta buona parte della trama, prendendosi qualche libertà interpretativa che comunque non stona con l'insieme:
Will Smith (e bisogna dire che il suo impegno è fuori discussione) e Francis Lawrence alla regia.
L'unico film che mantiene il titolo originale del romanzo è anche quello che lo tradisce di più, prendendone solo uno spunto di partenza per poi andare per un'altra strada, che nulla c'entra con il senso del racconto originale (persino il significato del titolo è stato completamente stravolto).
Una nota di merito va invece alla scenografa Naomi Shohan, che fa un lavoro di assoluto rilievo:

Resterà dunque insoddisfatta la curiosità di sapere che cosa Ridley Scott, regista inconstante ma capace come pochi di creare dei mondi sullo schermo, avrebbe potuto tirare fuori dalle pagine di Matheson.