Martin Mystre

Piccolo manuale di sopravvivenza ad Alfredo Castelli - parte seconda

Dopo Lucio Filippucci, tocca a Paolo Morales

03/03/2012

L'insostenibile leggerezza del BVZA

Se Alfredo fosse un animale, che animale sarebbe? Un orsacchiotto molto cresciuto? E se fosse una macchina? Forse un Fiat 1400 (qualcuno se la ricorda? Era qualcosa a met tra l?italica limousine 1800 e la popolare 1100). E se fosse un fumetto? Troppo facile? ma no, neanche troppo: Martin Mystre somiglia ad Alfredo, ma come un fratello minore: stessi ingredienti ma piatti diversi.

E se fosse una parola?

Beh, qui divento quasi serio, e lo faccio con piacere. Se Alfredo fosse una parola sarebbe di sicuro ?leggerezza?. Quella di Calvino, delle ?Lezioni americane?. Che in Alfredo diventa una specie di marchio di fabbrica, un approccio con il mondo non cercato, non costruito a tavolino, ma cos naturale e imprescindibile da essere quasi un tratto fisico, come il modo di camminare, di starnutire o di lisciarsi la barba. Semplicemente la ?pesantezza? gli preclusa, come a un gatto fare l?istruttore di sub. In Alfredo il comico diventa ironia, la tristezza melanconia, lo sguardo penetrante un?occhiata distratta, la certezza un pensiero laterale, una proposta irrifiutabile un?opzione variabile.

Disegno Martin Mystre dal ?92 (festeggio anch?io un piccolo ventennio privato). Come tutti noi, inviai le mie due tavole di prova e mi misi in attesa. Ma nessuno mi chiamava. Cos dopo un po? telefonai a Castelli. ?S? no? le ho viste, ma sai, un po? troppo confuse, tanti segni??.

Dovete sapere che all?epoca mi ispiravo a Pellejero, un disegnatore sintetico come pochi: le mie tavole forse non valevano granch ma erano tutto meno che confuse. E infatti le tavole a cui si riferiva Alfredo non erano le mie ma quelle di un altro. Quando gli spiegai per bene chi ero, disse: ?Ah, no? bellissime! Ti invio dieci tavole di prova!?.

Questa fu la prima ?leggerezza? di Alfredo nella quale mi imbattei.

Le tavole andarono bene e iniziai a disegnare MM. Le prime storie non erano di Alfredo, ma poi arriv il Mystrone: finalmente una storia del capo. E quando arrivarono le prime tavole mi resi conto che, praticamente? non c?erano descrizioni! Una stupefacente ?leggerezza?, una goduria per me, che avevo sempre avuto velleit di scrittore e cambiavo quasi sempre le indicazioni dello sceneggiatore, col rischio di farlo arrabbiare. Uno potrebbe pensare: "Alfredo non ha voglia di scrivere". Pu essere, ma io non ci credo: se qualcosa cui tiene, st sicuro che te lo fa capire. Il fatto che Alfredo ha un rapporto ?leggero? con le sue creature. Non geloso. Al contrario: generoso. Conosco sceneggiatori che se non ti descrivono le vignette fino a dirti di che stile il tavolino sullo sfondo a destra non si sentono a posto. Forse hanno paura che il loro personaggio gli scappi, li tradisca. Non dico che sia sbagliato. Dico solo che pesante. Facendo mie le parole di Calvino, ?non che consideri le ragioni del peso meno valide, solo che sulla leggerezza penso d?aver pi cose da dire?. Insomma, la sento pi vicina. Nel '92 ero indeciso se inviare le tavole di prova per Dylan Dog o Martin Mystre. Alla fine scelsi MM perch era pi leggero. E non una cosa che mi sto inventando adesso, dissi proprio cos a Dal Pr, che mi aveva messo in contatto con Bonelli. Groucho era comico, MM ironico. MM lo sentivo pi vicino.

Ma quando ho iniziato a scrivere le storie di Martin Mystre che ho apprezzato davvero la leggerezza di Alfredo. E la sua generosit. Lo sa che Martin Mystre roba sua, ma sa anche che se tua moglie va ad una festa senza di te, non il caso che tu gli dica come si deve vestire e a che ora deve tornare. Quando gli raccontai il soggetto della mia prima storia gli dissi che volevo far innamorare Martin Mystere della Regina di Saba. E lui non mi disse: ?ma come ti viene in mente? Un personaggio seriale, che pure fidanzato, arrivi tu e me lo fai innamorare di una morta tremila anni fa??. No. Lui mi disse solo: ?perch non fai innamorare Java della Regina? Si potrebbero anche fidanzare? ?. Ecco: ?leggerezza?. E generosit. Perch un personaggio come un figlio e non facile accettare che qualcuno se lo porti in vacanza e te lo riporti a casa un po? diverso, un po? cambiato. Il fatto che anche l?affetto di Alfredo per Martin leggero. Come la canzone di Sting (se ami qualcuno lascialo libero). O come gli eschimesi, che direbbero: "Martin Mystre non mica fatto di sapone. Non si consuma".

Ed una leggerezza che esce dai confini dei nostri pupazzi: nella vita non ci sono solo i fumetti, e se una vignetta non perfetta e una battuta non proprio quella giusta, il mondo non cadr. E non cadr neanche quella storia, perch non una vignetta o una battuta che la renderanno davvero migliore o peggiore. E se anche fosse cos? Beh, insomma, ci sono cose pi importanti.

Tipo la salute. E quando Alfredo si ammalato, riuscito a beccarsi la malattia pi pesante col nome pi leggero che esiste: la ?Sindrome di Guillain Barr?, una cosa che fa pensare pi al crampo di uno scrittore dandy che a un morbo che ti inchioda in un letto. Eppure, ancora una volta, leggerezza. E? stato capace di dire che gli serviva un po? di riposo, che quei quattro mesi a letto gli erano serviti? e ci ha trovato pure un mystro: la sindrome, rarissima, aveva beccato altri due fumettari. Roba da far pensare al complotto di un fanzinaro pazzo! Il fatto che Alfredo non si vedeva dentro il letto: si vedeva da fuori.

E? questo il segreto della sua leggerezza: Alfredo Castelli letteralmente ?fuori di s?, una specie di corpo etereo (il massimo della leggerezza) che osserva il mondo (e se stesso) da un punto di vista esterno. E? sempre fuori campo, insomma.

Ed questa preziosa prospettiva che genera la sua impagabile leggerezza.

Dice Calvino: ?Agli scrittori che come me non sono attratti particolarmente dalla psicologia, si aprono orizzonti che non sono meno vasti di quelli dominati da personaggi dalle individualit scolpite. Quello che mi interessa il mosaico all?interno del quale l?uomo si trova incastrato, la figura da scoprire tra gli arabeschi del tappeto?.

Tanti auguri per i tuoi primi trent?anni, Alfredo.

Paolo Morales