Fumetti

Bao Publishing - Un lavoro vero, la recensione

Seconda uscita per l'etichetta Le citt viste dall'alto che riceve le nostre attenzioni

04/02/2014

Paco Roca nel suo L'inverno del disegnatore o Cyril Pedrosa nel suo Portugal avevano parlato e ci avevano raccontato di storie di fumettisti. Anche Alberto Madrigal, in Un lavoro vero, parla della storia di un fumettista, in prima persona. Sgombriamo subito il campo da un pregiudizio; il fatto che la storia sia pedissequamente autobiografica o meno, che racconti virgola per virgola le esperienze personali di Madrigal poco interessa. L'autore ci racconta una storia, che sia la sua personale al cento per cento o che solo lo spunto (come pare sia, in effetti) sia autobiografico davvero poco interessa.

Quel che conta maggiormente, in questo fumetto cos come in altre opere (qualcuno ha detto graphic novel?) della cosiddetta nona arte (o anche della narrativa, musica...) che la storia sia ben narrata.

In questo caso i tempi dilatati della narrazione di Madrigal, uniti ad un senso di inadeguatezza ed incompiutezza probabilmente comuni ad una generazione intera perfettamente trasposto e ad una sovrapposizione dei "luoghi" agli "stati d'animo", tale da rendere il volume perfettamente in linea con l'etichetta Le citt viste dall'alto della Bao Publishing rendono il risultato finale pienamente positivo e ci consegnano il praticamente debuttante Madrigal come autore completo di notevole spessore. Come sovente accade in questi casi (e come andremo a vedere con autori come Davide Osenda, fra qualche settimana) il secondo fumetto quello che dir se la vena era limitata all'albo di esordio o se il secondo (e poi terzo e cos via) soggetto e albo faranno di Madrigal un professionista in via definitiva.

Pubblicato dalla Bao Publishing dopo che l'autore aveva proposto la storia gi completa via email, Un lavoro vero , come detto, scritto e disegnato da Alberto Madrigal, autore spagnolo oggi poco pi che trentenne che narra le vicende di un suo epigono alle prese con il rifiuto della vita "facile" con un lavoro (seppur da creativo) di ufficio e la decisione di mettere se stesso e le sue capacit alla prova trasferendosi all'estero (Berlino) e lavorando ad un proprio progetto a fumetti. Senza tuttavia avere alcun editore pronto a pubblicarlo e quindi essenzialmente vivendo senza reddito.

Nel racconto, en passant, visto che siamo in periodo, anche un viaggio ad Angouleme, in quella che la fiera europea pi importante per chi vuol proporsi con lavori di questo tipo (da autori completi, con graphic novel dal taglio autobiografico).
Chi bazzica il mondo del fumetto come addetto ai lavori o come appassionato non faticher a trovare nel volume molte situazioni tipiche dell'ambiente: dai suggerimenti per sfondare alla frustrazione per l'ennesimo no alla pressione che amici e parenti possono metterti addosso quando la pubblicazione da professionista tarda ad arrivare. Ovvero, in quest'ultimo caso, quel trovati "un lavoro vero" del titolo del libro.

Cos come non sar difficile rivedersi giovani squattrinati universitari nelle vicende del protagonista a Berlino, essenzialmente privo di fonte di reddito e quindi attento al pi piccolo esborso di denaro.

Si diceva della narrazione lenta dell'autore; alla decisione del protagonista di affrontare i propri demoni e lanciarsi in una avventura di lavoro non retribuito sostenuta solo dalla passione al fine di poter imboccare la professione di fumettista corrisponde un rallentamento nella narrazione. Berlino intesa come citt ma anche come stato d'animo, come posto in cui si vive bene perch ci si sente al tempo stesso stranieri e quindi distaccati e quindi tranquilli e di casa perch realt cosmopolita nella quale frequente trovarsi con persone del proprio paese; il cambio di vita, di nazione corrisponde al cambio di ritmo. Anche le scelte fatte dall'autore, quel privilegiare le vignette larghe a tutta tavola, impilate in 4/5 in verticale, con effetto quasi cinemascope contribuisce visivamente (abbinata ad una poco verbosit della parte scritta che mai prevale su quella disegnata) a questo effetto.

Da un punto di vista grafico poi abbiamo le prime quattro tavole (che l'autore ha segnalato essere state realizzate per prime e molto tempo prima del resto dell'albo) con molte pi vignette e tutte molto pi curate e con diversi gradi di velatura nella colorazione che sono essenzialmente un corpo a se stante; successivamente il tutto diventa pi leggero ancora, con pochissimi tratti l'autore delinea i volti dei personaggi, quasi caratterizzati da qualche particolare dettaglio (i capelli, il colore degli stessi) pi che dalla precisione dei tratti somatici. Nulla di male, considerando che alla fine diventa una vera e propria cifra stilistica, tanto da far riconoscere (e talvolta disegnare) il protagonista solo dal taglio di capelli particolare.

Il libro scorre via molto rapidamente, la narrazione semplice e non impegna molto; pi che altro ha la capacit di farsi leggere e di portarti di peso nelle vicende del protagonista con apparente scioltezza. Si ferma talvolta su piccole operazioni quotidiane che coinvolgono il lettore.

La vicenda ha un lieto fine, cosa auspicabile ma non sempre presente nelle graphic novel autobiografiche; il lieto fine lo stesso che ha portato Madrigal alla pubblicazione in Italia.

Fa sorridere e accalappia il cuore del lettore che anche il momento tanto atteso, quello dell'inizio reale della nuova vita del protagonista, della rivincita su tanti anni passati a lavorare su se stessi e senza guadagnare nulla se non esperienza (che in realt nulla non ), insomma il momento in cui arriva la notizia della pubblicazione, sia smitizzato da Madrigal in un modo che non vi racconteremo, ma che vi lascer il sorriso stampato sulle labbra anche un bel po' di tempo dopo aver chiuso il libro.

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